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Gianfranco Levoni ci ha abituato al piacere di viaggiare attraverso un libro, prendendoci per mano e mostrandoci l'essenza di una città. In un percorso dall'universale al particolare, il fotografo ci ha offerto metropoli americane ed europee, approdando negli ultimi anni all'amata Emilia-Romagna, meritevole di uno sguardo ravvicinato. È questa la volta di Parma, piccola capitale magnificata da Stendhal e desiderata da Proust, impreziosita da Benedetto Antelami e dal Parmigianino, nutrice di Verdi e di Toscanini. Uno scrigno sondato dall'obiettivo di Levoni con il consueto approccio allo stesso tempo straight e intimista, nell'alternanza di scatti documentaristici di rara perfezione (si veda la resa cromatica negli affreschi del Duomo o della Camera di San Paolo) e visioni liriche urbane e campestri: anche la provincia è toccata dallo sguardo di Levoni, poiché la città senza territorio circostante è frammento incompiuto. Ci troviamo di fronte all'opera "di un artista che nelle eloquenti rappresentazioni di paesaggi naturali, agrari e artificiali, intravede le linee di un percorso vivificante che tutti noi siamo chiamati a praticare" (dalla prefazione di Luciano Serchia, Soprintendente per i beni architettonici e paesaggistici per le province di Parma e Piacenza).