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"Una volta avevo una vita. Ora ho un computer e una connessione Wi-Fi": potrebbe riassumersi con questa frase che, appunto, circola sul web, il concetto di vita che abbiamo noi oggi. Siamo in balia di un flusso di informazioni che trovano la propria sponda tra i margini di uno schermo di un PC o di un display di uno smartphone. Concetto fondamentale è "esserci", essere presenti, "condividere". Quella condivisione che detta le nuove regole di galateo e di recitazione su un palcoscenico virtuale che accoglie tutti e dove questi "tutti" esprimono loro stessi senza timore di essere giudicati come nella realtà. Sbagliando, perché è proprio qui - sui social media - che i giudizi si articolano, si scagliano, a volte, in maniera piuttosto violenta verso chi ha osato, chi ha avuto il coraggio di mostrarsi. Pregi, ma soprattutto difetti vengono analizzati dal popolo, sciorinati, scandagliati e picconati sul personaggio di turno, sullo sconosciuto che vuole emergere e semplicemente farsi notare. Ed è qui che si districano nuovi rapporti sociali, nuove figure con un loro modo di agire, pensare, comportarsi, porsi e comunicare. Perché sì, i social network non sono solo nuove forme di comunicazione, sempre in evoluzione, sempre alla ricerca del "nuovo". Sono anche, e soprattutto, nuovi e inediti divani da psicologo dove si adagiano caratteri, più o meno simili, con tratti ben delineati e che, seppur non è sempre semplice distinguere, non fanno altro che creare altri stereotipi, e poi altri ancora. Sempre in quel flusso di immagini, informazioni e video che ci travolge ogni giorno. Che lo vogliamo o meno.