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Il concetto di emergenza è polisemico. Esso indica l'emersione dell'inatteso, in una pluralità di ambiti ed implica, dunque, la necessità, protratta nel tempo, di ridefinire il quotidiano e di individuare strategie di adattamento alla crisi. In questo senso, le emergenze producono cambiamenti e possono, in linea di principio, favorire il mutamento e l'innovazione sociale. Il termine "emergenza", tra l'altro, appare più specifico e complesso rispetto a quello di "catastrofe": se infatti una delle accezioni di "catastrofe" rimanda a uno stato di criticità immediata, cui bisogna rispondere prontamente, il termine "emergenza" richiama normalmente una situazione di criticità duratura, che produce, insieme, fratture e correzioni, modifiche e adattamenti. La modernità contemporanea è l'epoca di massimo impiego di dispositivi governamentali, come risposta immediata a molteplici situazioni emergenziali. Tuttavia, l'attenzione alla sicurezza porta con sé il rischio di trasformare le politiche pubbliche e le pratiche sociali in strumenti di controllo generalizzato, riproponendo forme note di esercizio del potere. Le emergenze, in ultimo, ci impongono di ripensare ai caratteri più intimi della società contemporanea e ai suoi paradossi: uno di questi paradossi è il fatto che le emergenze non sono più configurabili come rottura episodica dell'usuale, ma come dato costante dell'esperienza. Il nostro volume parte proprio dai paradossi delle emergenze, tematizzati da una pluralità di punti di vista e di prospettive, al contempo, intellettuali e disciplinari.