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"La poesia di Rossella Or (che è sempre stata avulsa dalla letteratura come istituzione, come per una cura ossessiva della marginalità, ma legatissima, in una lunga frequentazione, alla parola scritta) si nutre dello studio attento e puntiglioso delle avanguardie teatrali e letterarie, della pratica ossessiva del gesto rigoroso e portato all'estremo (completamente calato, e possiamo dire, riversato e riconvertito nella parola), cui è collegato il sentimento straordinariamente vivo dell'esistenzialità, dell'assurdo, dell'ossimoro del vivere, dell'ambiguità felice della vita". (dalla postfazione di Carlo Bordini)