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Il poeta Raffaele Fusco scrive non perché desideroso di gloria letteraria, ma perché crede nel valore della poesia e della letteratura per creare un "mondo nuovo", e per combattere la solitudine che l'attanaglia. Il saggio individua i rapporti tra la sua poesia e la sua vita, e ricostruisce attraverso i testi il pensiero e l'esperienza dell'autore, unitamente al clima ideologico ed estetico del suo tempo, nonché al contesto storico. Si sofferma soprattutto sulla sua formazione culturale avvenuta in carcere a seguito dell'omicidio di un suo coetaneo, all'età di 22 anni. Qui studia i grandi autori della letteratura italiana, tra rimorsi, sensi di colpa, desiderio di redenzione e di riscatto; quindici anni raccontati, come in confessione, nel poema "Il recluso e la prigione". Raffaele Fusco scrive poesia morale, civile, contagiosamente umana, ma anche ingegnosa e ricca di immagini di grande impatto emotivo, riuscendo perciò a stabilire un contatto con gli uomini del suo tempo, che scoprono in lui il loro stesso sguardo e i loro stessi sentimenti.