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Addetto al controllo qualità presso una residenza per anziani, Sergio si mostra una persona dotata d'innata capacità empatica e grande disponibilità verso il prossimo. I singoli pazienti di "Villa Serenità", con le loro storie e il loro interagire, sembrano fornirgli inavvertitamente la chiave per dare un senso al proprio vissuto fatto di conquiste e fallimenti, speranze e cadute, in uno scontro inesorabile con lo scorrere del tempo. Attraverso l'alternarsi dei diversi piani temporali, tra flashback, richiami e flusso di pensiero Sergio riscopre un passato fatto di abbracci mancati, di scelte poco coraggiose e di scarsa fiducia nel futuro. Un bagaglio d'inadeguatezza che si trascina dietro fin dall'infanzia, e che lo ha portato a non gioire pienamente delle piccole cose, a non legarsi, a non amare mai in modo completo. La quotidianità vissuta tra le mura della residenza, permette a Sergio di colmare, attraverso il contatto coi pazienti, alcuni "vuoti" della sua vita, offrendogli sempre nuove occasioni per mettersi in gioco; un'opportunità che Sergio riuscirà appena a sfiorare, in perenne lotta coi limiti imposti dalla fragilità dei suoi personali "frantumi di calma apparente".