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C'è una città nella città, i cui abitanti sfuggono alla vista degli altri, sono opachi nella riduzione dei loro diritti umani, tollerati se non creano problemi fino a renderli trasparenti e invisibili, una sorta di arredo urbano aggiuntivo. Se si fanno notare per un comportamento fuori dalle righe vengono posti fuori del gruppo umano, ai margini della comunità. Eppure essi abitano, lavorano, producono, si incontrano, amano, parlano, si rendono utili spesso in mansioni che i più rifiutano. Sono stranieri nella loro stessa città, come se parlassero un'altra lingua, aliena e incomprensibile ai più. Queste foto documentano l'esistenza di questa città invisibile, della fatica quotidiana di persone sofferenti per diventare cittadini a tutti gli effetti con gli stessi doveri e gli stessi diritti degli altri: il difficile percorso per rendersi visibili. Sono un modo per riappropriarsi di un pezzo della propria storia e della propria memoria misconosciuta perché è vero che "senza salute mentale non c'è salute" (Libro verde dell'Unione Europea, 2005).