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«Pasquale Chessa è un pastore fra tanti di un paese barbaricino che è un po' la sommatoria di tutti i paesi barbaricini, e come tale non ha nome, pur essendo perfettamente riconoscibile. La storia del protagonista si snoda dal furto del gregge, al confino di polizia "per misura precauzionale" alla disoccupazione cronica, alla rivolta. Ma è sempre storia di popolo, di tanti Pasquale Chessa dai nomi diversi e dalla sorte uguale. È la descrizione del passaggio, avvenuto a livello di storia reale, dalla disperazione, dell'accettazione fatalistica di un destino che sovrasta la sorte dell'uomo-pastore, volta a volta grandine, furto o polizia dello stato nemico, alla presa di coscienza del proprio sfruttamento e alla lotta per uscirne. In un panorama quale quello attuale il libro di Zizi è da leggere e da meditare, cosa che si può dire per poca altra narrativa isolana e, perché no, anche nazionale.» (Sergio Atzeni)