Tab Article
Anni '60 del Novecento: Sardegna. Stranieri venuti dal mare nominano Costa Smeralda quella parte inabitata di litorale che i nativi galluresi chiamano, nel loro sardo-corso, Monti di Mola. Così inizia la favola turistica, un inizio ignorato dalle odierne cronache mondane delle estati "smeraldine". Alle origini di quella favola, e nei profondi retroscena della leggenda, va invece il nostro narratore, per dirci la storia mai detta di un luogo che si ritiene a torto di conoscere. La storia s'incarna nelle vicende e passioni di un'intera famiglia che ha venduto le sue proprietà terriere ai costruttori del paradiso vacanziero. Il patriarca pastore di capre, resistente ma con un destino di spaesamento e sensi di colpa. Una moglie costretta nella mediazione fra vecchio e nuovo. Il luccichio del nuovo che abbaglia due dei tre figli e in particolare la donna, Caterina, tutta tesa all'abolizione incondizionata di un cupo passato. E il terzo figlio, che ha studiato in Continente e alle favole è disposto a crede ben poco. Amore, sesso, modi di vita, senso delle cose e degli uomini... niente sfugge a un cambiamento istantaneo e senza precedenti nella storia dell'Isola, dove due mondi s'incontrano, senza comunicare o integrandosi in suadenti quanto folcloristiche finzioni.