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Che cosa spinge una madre a rivelare l'esperienza dolorosa del proprio rapporto con un figlio problematico, se non l'ostinata volontà di rialzarlo da una condizione tragica e avvilente, contro ogni ragionevole previsione? Un libro: l'ultima spiaggia quando ogni altro mezzo di persuasione ha fallito. E cosa la spinge a rendere di pubblico dominio i momenti più intimi e personali di quella storia così unica, coinvolgente e impegnativa come l'adozione di un figlio, su cui la vita ha impresso profondi solchi di inquietudine e disperazione? Non certo la leggerezza di dare in pasto all'invadenza e alla curiosità di lettori troppo abituati al gossip dei salotti mediatici una vicenda in cui si mescolano tematiche anche troppo dibattute: la disabilità, la famiglia, la tossicodipendenza, l'insensibilità delle istituzioni di fronte al disagio sociale del giovane protagonista. Mettere a nudo la propria anima e quella del proprio figlio (sperando che sia il primo attento lettore di questo racconto), non ha altro senso per l'autrice se non quello di porre uno specchio di saggezza davanti alla persona più amata, Davide, per renderlo consapevole del valore inestimabile della propria esistenza, oggi offesa e sprecata, domani forse, con un miracolo d'amore, illuminata e felice.