Tab Article
La grafia si dispone ora stampata in rilievo su ardesia, ora su lastre d'alluminio, ora infine in strati di "cementina" (un mix di pietre, sabbia, colla e acqua) ricoperta da tinte acriliche su tele di varie misure. L'esito è una vera e propria tecnica di scrittura, destinata a incedere in forme di visualità specifiche, rituali, che restituiscono la trasposizione plastica di uno stato di trance estatica autoindotta. Con avi illustri, dalle parole in libertà futuriste al poème-objet surrealista. Per Francesca Matarazzo, infatti, l'opera non vuole essere il prodotto, ma il tramite di una meditazione o di un'esperienza ipnotica compiuta attraverso quelle lettere che scorrono tra le sue dita nell'atto di plasmarle, come grani di un Rosario o di un Mala induista o buddhista. La fase della creazione coincide con quella estatica, attivata da parole che fungono da esclusivo innesco mentale, per consentire al pensiero di cedere il passo a quell'inconscio che da anni l'artista partenopea scandaglia indossando uno scafandro grave quanto doloroso.