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Francesco Cervelli e Mauro Di Silvestre, autori di una riflessione sottile e complessa intorno al tema del tempo: un bene così effimero, che continuamente ci sfugge. Non possiamo possederlo né controllarlo direttamente, eppure fa parte di noi. Da una parte Di Silvestre, volgendosi al passato, si richiude in una memoria personale e intima, fatta di ricordi. Ci svela volti apparentemente familiari che si celano dietro vestiti d'infanzia, oppure gioca rappresentando giostre con cavalli in corsa, liberi da ogni vincolo. Diversamente, Cervelli volge lo sguardo verso una memoria collettiva della storia dell'arte. Così gli atelier e i grandi maestri, come Jackson Pollock, Francis Bacon e Théodore Géricault, vengono evocati nei titoli, ma le loro presenze non appaiono in scena. Entrambi gli artisti ci regalano un viaggio onirico e surreale, secondo citazioni colte che lasciano riflettere.