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Un viaggio nel circuito biologico del riuso attivo, nei materiali saggi di una campagna generosa, pronta ad offrire lo spunto testuale, l'escamotage figurativo, la chiave concettuale. Quando parliamo di campagna s'intende, in realtà, il serbatoio continuo di scarti agricoli, meccanici, idraulici ed elettrici, che una tenuta nel verde produce a ciclo continuo. Immaginate una fucina in cui gli scarti vengono divisi per tipologia di materiale, un posto di attrezzi e macchinari da cui pescare con vorace energia. Adesso pensate a Sergio Russo, che gestisce quei frammenti con le sue mani flessuose, capaci di trattare il ferro e il legno con morbida passione. La fucina si trova nella campagna laziale, dove l'artista ha costruito il suo rifugio straordinario. Qui, seguendo le vicende cromatiche del paesaggio, Russo sviluppa le sue forme sinuose, i colori mai casuali, i prelievi di frammenti che giungono dal paesaggio. Qui sta nascendo un giardino tra land art e botanica visionaria, un luogo sorprendente, che rimanda ai singoli pezzi di una visione poetica tra natura e artificio.