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Il percorso di Cristiano Pintaldi offre una nuova dimensione della pittura, dell'artista come poeta d'immagini e provocatore di processi percettivi: la critica più attenta, nel corso degli anni, lo ha più volte sottolineato. Il primato della sua pittura non risiede nell'occhio, ma nella mente, e non si origina da un supporto bianco, come solitamente avviene, ma si origina da un fondo nero, da un vuoto. Il vuoto buio oltre la materia diviene nella sua opera una particolare visione del mondo, o meglio, il mondo stesso. L'artista avvicina la sua tecnica pittorica al processo stesso di produzione e creazione dell'immagine digitale che circola in tutti i mezzi di comunicazione, dalla televisione alla rete. Proprio come avviene nel processo digitale, i soggetti scelti vengono scomposti in innumerevoli pixel che, nel primo periodo, venivano di fatto creati dall'artista all'interno di una mascherina di quadratini di un centimetro quadrato, che contenevano verticalmente segmenti dei colori rosso, verde e blu, e, negli ultimi anni, con un processo ancora più meticoloso, crea pixel ancora più definiti e minuscoli, come quelli che strutturano le immagini della rete.