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Bordi di pagine, stanze secondarie, deserte, letti senza avventure; illuminazioni minime eppure fondamentali si compiono nei versi di Franco Frainetti, poeta della forma breve, brevissima, dell'epigramma, di più, del pensiero se il pensiero immediato, l'intuizione fulminea, potessero affidarsi alla carta senza passare dal filtro dell'arte, della parola. "Briciole di parole / sono i miei versi" dichiara il poeta, "lamenti sospesi." Distici, terzine, quartine, poco più, ma bastevoli per accendere una luce e ribaltare il gran buio della dimenticanza, dell'oblio. Così, il monologo serrato con sé stesso, il ragionare in una stanza diventa dialogo con un amore, con i poeti che neanche sono più qui, con le infinite possibilità nascoste nel fondo dei cappotti, ancora spazi piccoli, angusti, apparentemente senza importanza. (Dalla prefazione di Giorgio Ghiotti)