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La moglie svizzera è l'ultimo episodio di una trilogia imperniata sugli aspetti culturali e sociologici del mondo scolastico in cui si muovono i protagonisti. Questa volta il Fumagalli, professore di matematica in una scuola media di provincia, avendo ormai rinunciato a rifare il mondo, ha l'unica ambizione di dare un assetto stabile alla sua situazione familiare e professionale in cambio di una paga dignitosa, cosa facilmente ottenibile nella vicina Svizzera, dove andrà a insegnare da pendolare transfrontaliero. Con conseguenti andirivieni quotidiani in macchina, code in dogana e seccature di frontiera. Una scelta motivata da ragioni economiche e dal fatto che, dopo essere passato in gioventù attraverso tutti i gruppi e partiti possibili, non crede più alla politica. Inoltre, incappa in una profonda crisi mistica che minaccia di fargli prendere i voti o, addirittura, di spingerlo verso una conversione all'islam o al buddismo. Da questa profonda crisi uscirà alla fine completamente agnostico. In tutto: politica, religione e pure in fatto di donne. La vicenda si svolge tra gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso, in un'imprecisata regione di confine tra provincia lombarda e Svizzera. Il che è pure l'occasione per il protagonista di scoprire lo strano universo d'oltreconfine e di fare confronti educativi, spesso sconfortanti, fra le due realtà sociali e scolastiche.