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Appare difficile per il giurista dominare la materia viva dell'esistenza, multiforme e cangiante, specie laddove si tratta di dare senso a ciò che un senso non sembra possedere. Eppure il diritto è un sapere incarnato, scritto sulla pelle degli uomini, il che consente alle norme giuridiche di cogliere e, al contempo, di essere influenzate dalla complessità e irregolarità dell'esistenza, trovando il modo di concettualizzarla senza cancellarla. In questa prospettiva si muovono i contributi ospitati in questo volume che, a quarant'anni dall'approvazione della legge "Basaglia", non hanno l'ambizione di fare il punto sui rapporti che intercorrono tra follia e diritto, ma di analizzarne virtualità, dissonanze e enigmi per cercare di ricomporre un'esperienza frammentata e complessa.