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Giulia Maria Ciampolini ha sperimentato in prima persona tutti i sentimenti che scrive: l'amore, in tutte le sue forme e sfaccettature, è predominante, è acerbo, immaturo, irruento, testardo, è vissuto come tragedia ed è totalizzante; ha vissuto la rabbia, le delusioni, la paura non tanto degli altri quanto di se stessa e di tutte le parti più o meno importanti di noi stessi che non riusciamo a capire, ad ammettere, ad accettare. Ad amare. Con una punta di catastrofismo parla dell'ansia, dell'angoscia, dell'amarezza per una vita che, paradossalmente, a volte non sembra nemmeno degna di essere definita tale, affronta a testa alta la frustrazione che si perde dietro agli stessi errori, commessi fino allo sfinimento. È la storia di un'adolescente che ha combattuto. Un'adolescente che ha combattuto contro di sé, prima di imparare a combattere per sé. Questo libro è un campo di battaglia e la poetessa è al centro. Le poesie le si avvolgono attorno, anche quando sembrano parlare di altro, anche quando sembrano rivolgersi al mondo fuori da lei. Pur tuttavia, al centro c'è sempre lei, l'adolescente in dialogo con se stessa. Un dialogo che è un fiume di parole e non sempre è amichevole, spesso è lotta, è sangue, è litigio e incomprensione, ma che ha portato alla definizione e al delineamento, alla sua trasformazione.