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Una lirica alla ricerca dell'Uomo Nuovo, di colui che sappia ridare significato al mondo e che risolva con un sol colpo di intelletto tutti i nonsenso della politica e delle ideologie: è la ricerca di un fantasma che non c'è, la conferma del vuoto incolmabile della nostra epoca. Eppure, la Storia ci insegna che si può essere colossi, se brandiamo la nostra umanità come un gladio e troviamo il coraggio di schiacciare il nanismo dell'ipocrisia. Ma il colosso non si ferma a contemplare il Sole, è lì soltanto per essere ammirato, e tenere fede agli ideali di gioventù è l'impresa più ardua che potesse toccare in sorte all'umana stirpe. Quando persino la connessione tra comunismo e repubblica è un cablaggio mal riuscito, cosa è ancora recuperabile agli occhi di chi si è battuto per delle idee? La vicinanza della volontà, il contatto rassicurante del buon senso, della razionalità che si impegna a smascherare la falsa morale di chi mira solo al proprio utile e all'ignoranza altrui. Il bene comune è palese, vicino, potremmo quasi afferrarlo ma un'inerzia ineffabile ancora ci allontana, come un riflusso più forte di risacca, come un amore che ci invola verso altri comodi paradisi. Occorre allora rimboccarsi le maniche e fare strada al sudore: paese devastato dalla guerra, l'Uomo Nuovo deve ricostruire se stesso col proprio lavoro.