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"La natura morta è un quadro che rappresenta la vita silenziosa degli oggetti e delle cose" scriveva Giorgio De Chirico, motivando la sua preferenza del termine "vita silente" (dal tedesco 'Stilleben') per designare il genere pittorico della natura morta. Ed è proprio il riferimento alla morte, indissolubilmente legato a questa espressione, che il grande metafisico voleva fuggire indicando come la raffigurazione di oggetti suggerisca, piuttosto, una vita fuori dal tempo. Una vita, dunque, estranea al divenire perché colta nell'istante in cui si taglia fuori dal corso del mondo per inseguire l'eternità. E diventare così, come propone Vittorio Sgarbi, "non più soltanto bella decorazione, ma una foresta di simboli di cui è utile (ma non sempre necessario) riconoscere i significati arcani". L'excursus pittorico presentato in questo volume evidenzia un percorso storico lungo il quale si incontrano straordinari dipinti sei e settecenteschi, testimoni dei periodi di massima espressività e fortuna del genere, fino alle declinazioni più vicine allo spirito moderno di artisti come Depero, Soldati e Morlotti.