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Quale posto occupa l'architettura negli interessi di una congregazione di preti fondata a Parigi nel 1611 per riformare la classe sacerdotale? Il filo conduttore che lega l'esplorazione dell'universo oratoriano attraverso la disamina di una complessa mole di documenti, disegni e registri, preservatasi quasi eccezionalmente integra, è un confronto aperto con la natura problematica e spesso contraddittoria dell'interpretazione dell'architettura degli ordini religiosi in età moderna. Ricostruiti i processi interni ed esterni che regolano la pratica del costruire attraverso schemi collaudati in tutte le famiglie regolari che condividono logiche analoghe di accentramento amministrativo, ci si interroga sui fondamenti ideologici che stanno alla base dell'operato dei discepoli di Pierre de Bérulle (solo lontani cugini degli omologhi romani) a confronto con interessi più concreti connessi con il mecenatismo laico che gli gravita intorno. Ed è sondando i meandri dell'erudizione letteraria e religiosa, ripercorrendo le biografie di figure esemplari, che si spiega come la disciplina architettonica possa integrarsi con le degne occupazioni di un prete nel rendere servizio alla religione.