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Nelle 'Pagine ebraiche' almeno due degli interessi scientifici di fondo di Arnaldo Momigliano, quello "per l'influenza del pensiero giudaico sul pensiero storico successivo" e quello "per la posizione degli Ebrei e della civiltà ebraica nel mondo antico e successivo" - come lo stesso Momigliano si era espresso nel '67 in una sorta di lettera-bilancio a Sebastiano Timpanaro giungono a quel grado di condensata famigliarità cui solo un'ininterrotta frequentazione avrebbe potuto condurli, dando vita così ad una delle riflessioni più approfondite e significative di cui ancora disponiamo sulle relazioni molteplici tra eredità classica, cristianesimo e tradizione ebraica: una tradizione di cui Momigliano investigò le origini come storico dell'antichità, dei cui tratti più peculiari non smise mai di discutere con gli esponenti di essa suoi contemporanei, e di cui ebbe diretta esperienza nella casa nativa. I tre fili di questa ricerca si intrecciano in queste Pagine ebraiche come i tre tempi di un'unica, grande sinfonia di pensiero e di affetti, e come il testamento, forse il più completo, certo il più intimo, di un grande intellettuale ebreo e italiano del Novecento.