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"La libertà", che non poté uscire come Piero Gobetti Editore e fu stampato nel 1926 con il nome del tipografo Carlo Accame, riuniva le parti fondamentali dei discorsi che Nitti, in esilio, aveva pronunciato l'anno precedente a Londra sulla pace e a Cambridge sulla libertà. Vi sosteneva che erano stati gli errori della politica estera a portare alla guerra e che la guerra aveva determinato in Europa la crisi della democrazia e della libertà, su cui si erano innestate le spinte disgregatrici bolsceviche e fasciste. Mentre, però, il bolscevismo aveva un ideale, seppure non condivisibile, il fascismo perseguiva una politica di pura potenza nella occupazione dello Stato. Figura emblematica di questa politica era Mussolini, prima socialista rivoluzionario e poi leader del movimento antiparlamentare di destra. Ma il fascismo - si illudeva Nitti all'epoca - rimaneva un caso isolato nel contesto europeo e se ne poteva prevedere la breve durata.