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Il libro, uscito nel 1924, è il terzo volume di Nitti sulla crisi europea, dopo "L'Europa senza pace" (1921) e "La decadenza dell'Europa. Le vie della ricostruzione" (1922). Lo statista italiano, esule a Zurigo, voleva spingere gli Stati Uniti a superare il neo-isolazionismo e a svolgere un ruolo attivo per un più equo regolamento delle questioni europee. Nitti denunciava il disegno francese di egemonia continentale, perseguito attraverso lo smembramento della Germania e l'accaparramento delle sue risorse di carbone e di ferro. In questo quadro analizzava i pericoli della politica di "balcanizzazione" dell'Europa centrale. L'indebolimento della Germania di Weimar - avvertiva - avrebbe prodotto a sinistra spinte rivoluzionarie e suscitato a destra reazioni nazionalistiche foriere di nuovi conflitti in Europa.