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Dopo "Un'estate", Ceccanti compie un secondo viaggio tra lo spassoso e il profondo dando uno sguardo alle sfumature del quotidiano attraverso improvvise sensazioni e riflessioni di un semplice viaggiatore alla ricerca di se stesso e del proprio ruolo. In questo viaggio l'occhio si ferma ad osservare quell'inverno ideale che vive nei ricordi e nella memoria collettiva. Quella stagione, che forse non è mai esistita se non come immagine di un passato nel quale "si stava meglio" anche "quando si stava peggio", è un indefinito tempo, è il suo (e nostro) vissuto, con le persone e gli oggetti familiari ormai perduti negli anni. Una narrativa originale che s'intreccia, mischiandosi, a gag spassose di indimenticati personaggi storici della Costa degli Etruschi. Pensieri che si rincorrono, tra cronaca, attualità e ricordi. Riflessioni che trovano spunti dalla vita che scorre, si sviluppano e trovano corrispondenza nei vecchi, o più recenti "luoghi comuni", pietre miliari della cosiddetta saggezza popolare. Uno spaccato di vita collettiva vista con lo sguardo del singolo viandante, stretto tra le difficoltà quotidiane e il piacere di viverla e raccontarla.