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In questo testo, sono raccolte le riflessioni di un infaticabile cultore e interprete della civiltà contadina, mosse dalla convinzione che la nostra attuale società (tutta mercantile, industriale, digitale, finanziaria) avrebbe grande vantaggio a non tagliare con il passato e cogliere invece la potenza profonda del mondo contadino, molto più complesso (e intelligente, capace cioè di comprendere) dei canoni e dei linguaggi interpretativi di oggi. Giuseppe Lisi ha concentrato anni di vita a raccogliere gli oggetti e a interpretare la mentalità di questo mondo alto e antico, interrogandosi sull'incidenza dei "resti" nel contesto dominante tecnologico. Anche in questo libro gli oggetti hanno una centralità (come "la forcella"), ma soprattutto un'importanza simbolica e culturale (come "il ponte"), o le misure numeriche e i "peli del tasso", passando per espressioni desuete come "fare le fiche", per concludere con un saggio su "la borsa dell'imprenditore".