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Portare davanti all'opinione pubblica e alla legge non un comune cittadino da sottoporre alla cerimonia di degradazione ma uno stupratore incestuoso, un animale rabbioso che non conosceva tabù, ben si coniugava con l'intento di placare l'ansia da mostro. La gente di Firenze, infatti, voleva dare un volto a colui che, con il suo fare diabolico, insanguinava la città e seminava terrore, se non tra i più anziani, sicuramente tra i più giovani consapevoli di potere essere delle possibili vittime sacrificali. La morte di Pietro Pacciani e dei protagonisti che ruotavano attorno alla vicenda del "Mostro di Firenze", infine, ha portato con se quella verità di cui nessuno ne conosce i contenuti, lasciando nell'aria solo quel profumo che avvertiva Renzo Rontini.