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Eravamo entrati in Meetic e tutto ci era parso semplice. Bastava connettersi, scegliere una o più regioni, ritagliare un'.età desiderata, aprire profili, invitare in chat, sollecitare attraverso le mail un possibile interesse, incantarsi di fronte ad una foto, analizzare un annuncio. Al diavolo! Avessimo avuto questa possibilità a venticinque anni, quando avevamo accettato quella fidanzata perché rappresentava il minimo del compromesso possibile; quando, pur di sposarci, eravamo passati sopra i difetti e le manie di quella che poi, facendoceli pagare, sarebbe diventata nostra moglie. Sarebbe stato tanto più facile, invece. Le nostre inclinazioni, la nostra sensibilità, le nostre prospettive. Tentativo dopo tentativo, incontro dopo incontro, forse avremmo avvicinato quell'anima che da qualche parte dell'universo relativo attende proprio noi, e che senza di noi si sente incompiuta e infelice. Bene. Non lo avevamo fatto tra i venti e i trenta. Lo avremmo fatto tra i quaranta e i cinquanta. Ecco cosa cercava probabilmente Fulvia quel mattino, ecco cosa cerchiamo noi tutti attraverso i labirinti della rete. Sì, ti ho conosciuta, ti ho incontrato. Sei bella, sensuale, intelligente; sei dolce, solido, appassionato: ma... sei davvero tu quella o quello che cerco? Oppure, se rientro in Meetic e cerco ancora, ho la possibilità di trovare di meglio, magari anche di poco, ma di meglio? Così, di profilo in profilo, fino alla perfezione, fino all'assoluto? Fino a Dio?