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Il sistema produttivo culturale comprende le industrie creative, quelle culturali e le "creative driven". In realtà il "core" della cultura riguarda le performing arts (spettacolo dal vivo e arti visive) e i beni culturali. I settori delle performing arts e della gestione dei beni culturali hanno ancora numeri molto ridotti, ma sono attraversati da percorsi di innovazione sociale e culturale e da forti cambiamenti, a partire da un progressivo "ritiro" degli enti pubblici e dall'ingresso di nuovi players. Sono soggetti che dimostrano capacità innovative e creative, una tensione sia al fare/produrre valore culturale e sociale, sia alla sostenibilità delle attività. Questi nuovi players sono quella classe di innovatori culturali che investono rischiando tempo, lavoro e risorse in questi ambiti "labour intensive", attivando progettazioni originali e facendo crescere nuove "professioni della conoscenza", insieme a una micro-imprenditorialità (prevalentemente giovanile), sempre più di tipo cooperativistico, in rete. Le nuove attività economiche portano in sé paradigmi imprenditivi originali: la motivazione, come detto, non è il profitto, ma nemmeno il volontariato, si opera con logiche di beni comuni, su finalità condivise socialmente e meritorie; il funding mix va dalla filantropia (anche 2.0) alle convenzioni con gli enti pubblici, dalla sponsorizzazione profit al sostegno delle fondazioni, dai contributi comunitari alla vendita di beni e servizi.