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In una lettera del 1990 Anna Maria Ortese usò la metafora della «ragnatela d'argento» per descrivere la sua narrativa, che si rivela intricata perché continua ad avvolgersi su se stessa. La scrittrice, come una novella Aracne, ha continuato a rivedere e a interpolare i suoi testi. Il presente studio di Nunzia D'Antuono s'insinua tra i fili, scegliendo uno dei tanti percorsi possibili, facendosi guidare da alcuni luoghi simbolici (città, isola, stanza) e personaggi (folletti, monacielli, bambini e animali), attorno ai quali ruota l'intero mondo immaginario della scrittrice, che ha, forse ossessivamente, fatto ricorso a simboli costanti, come quelli del silenzio, del vento e dell'Ovest. L'obiettivo critico, che delinea solo alcuni dei luoghi, dei personaggi e dei simboli, suggerisce un ampliamento futuro della prospettiva e disegna anche una costellazione di autori di riferimento che vanno da Victor Hugo e Marcel Proust a Jorge Manrique, da Virginia Woolf a Ingeborg Bachmann, passando per Vernon Lee e Katherine Mansfield.