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Questo libro parla di inclusione. Lo fa esplorando, con taglio critical, le organizzazioni di lavoro e di pensiero. Questo libro si lascia interrogare dai diritti delle persone transgender, che supportano studiosi e manager a riconoscere e apprendere alcune dinamiche che caratterizzano il mondo del lavoro. Questo libro insegna che stigmatizzare penalizza le organizzazioni, nucleo dei processi di creazione di valore: economico e sociale. Questo libro spiega che erigere barriere può condannare le organizzazioni e la società all'ingiustizia, al torpore inerziale di abiti di pensiero incrostati. All'incapacità di essere fautori, autori e consapevoli attori di un cambiamento possibile, che consente a tutti - nessuno escluso - di fiorire nella propria soggettività. Perché transformare è quotidiana militanza interdisciplinare. Quella che nasce dall'urgenza del dialogo: tra saperi astratti e quelli specialistico-professionali, tra pensiero e azione. Perché transformare vuol dire investigare il meticciato, incrociando gli sguardi sull'esperienza delle identità e nelle identità. Suscitando, in sé e nell'altro, prospettive altrimenti inedite. Se ne consiglia la lettura a chi voglia bilanciare i vantaggi del "modello" con quelli dello "slancio": il secondo non esclude il naufragio; il primo ammette la gabbia. Discernere tra l'uno e l'altro impone rigore, criterio, giudizio, riconoscimento delle differenze: allo scopo di includere, perché l'inclusione è pratica quotidiana. Se ne (s)consiglia la lettura a chiunque non si sia mai, almeno un pochino, almeno una volta, sentito davvero diverso a se stesso. Prefazione di Gaetano Manfredi.