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L'Ottocento è stato senza dubbio il secolo più importante per lo sviluppo del colore come lo conosciamo oggi. Con i primi, incerti, passi della chimica moderna compaiono alcuni pigmenti destinati a imporsi negli atelier degli artisti, per arrivare fino a noi: cobalto, cromo, zinco e cadmio sono i nuovi elementi che andranno a riempire le tavolozze, tra una diffidente cautela e una entusiastica adozione. L'affinamento dei metodi di sintesi e la complessità nella composizione dei colori, con le parallele progressioni dello sviluppo tecnologico e quello commerciale, porteranno alla quasi totale scomparsa della conoscenza dei materiali da parte dei loro utilizzatori finali, ossia gli artisti, lasciando anche spazio ad adulterazioni e formulazioni fallimentari. I pigmenti della tradizione verranno ripresentati in forma più pura, mentre alcuni pericolosi protagonisti, come il bianco di piombo e i verdi arseniosi, continueranno a mietere vittime in attesa delle normative sulla sicurezza del secolo successivo. Si tratterà di un difficile viaggio tra i trionfi della scienza, celebrata dalle esposizioni universali, le correnti artistiche alla ricerca di nuove rese del colore, e le sperimentazioni rese possibili dagli avanzamenti tecnologici, ma nascoste dietro le barriere dei segreti industriali. Un viaggio che richiede come sempre un minimo di spirito d'avventura e di curiosità nei confronti dell'ignoto.