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Nel I libro della Politica di Aristotele, il termine greco 'chrematistiké' ha dato origine a diverse scelte di traduzione da parte degli studiosi. Se traslitterato come "crematistica", esso sembrerebbe perdere il riferimento che originariamente aveva nella lingua greca con vocaboli appartenenti al campo semantico della ricchezza e dei beni. D'altro canto, la sua esplicitazione come "arte di accumulare denaro", potrebbe nascondere un altro significato. Infatti, nella definizione del concetto di "crematistica", Aristotele utilizzò l'aggettivo 'apeiros'(illimitato): in un senso quest'ultimo sancirebbe l'accumulo senza limite ('peras') delle ricchezze, per un altro verso potrebbe essere riferito all'assenza di un "fine" nella medesima attività dell'accumulo, in quanto Aristotele nel V libro della Metafisica stabilì che uno dei significati di limite ('peras') è fine ('telos'). L'attività "crematistica" veniva svolta principalmente dagli schiavi, i quali non erano visti come uomini dotati di ragione ('logos'), ma come strumenti animati. I cittadini ateniesi tendevano a vivere senza lavorare, impiegando gli schiavi in quasi tutte le attività lavorative, esclusa la politica. In questo scenario, l'attività "crematistica" poteva essere necessaria persino nella sua forma peggiore, quella contro la natura razionale dell'uomo: se la "crematistica" fosse stata svolta da animali non razionali (come gli schiavi) ed amministrata con la legge ('nomos'), avrebbe potuto soddisfare l'autosufficienza della 'polis', che era il fine ('telos') di qualsiasi comunità o famiglia e condizione necessaria per una vita felice.