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Da alcuni anni, e con sempre maggiore insistenza, l'opera narrativa di Gesualdo Bufalino è oggetto di un costante e progressivo interesse da parte della critica, ed è di fatto riuscita a conquistare un posto saldo all'interno di quella costellazione di romanzieri che contraddistingue l'ultima parte del Novecento. È riuscita insomma a imporsi nel canone contemporaneo. E tuttavia, troppe volte (ma non sempre per fortuna), Bufalino è descritto come l'autore di un solo libro: "Diceria dell'untore". Senza negare la centralità del primo romanzo, pubblicato nel 1981, in questo volume si prende in esame l'intera produzione narrativa di Bufalino, letta all'insegna della continuità e della coesione. Ciò non toglie che quei quindici anni che separano l'esordio dalla morte siano a loro volta suddivisibili in grandi fasi, che rivelano nuove strategie e una differente consapevolezza; qui ne vengono indicate sostanzialmente tre: l'esordio con "Diceria", le prove degli anni Ottanta, gli ultimi romanzi. Ma anche nell'evoluzione un tratto resta costante: la sfida che Bufalino lancia al suo lettore, secondo un principio che è agonistico ma anche educativo; una sfida che suona come un monito: «A noi due».