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Nel corso dei secoli del Basso Medioevo si sviluppò l'esperienza originale della signoria territoriale impiantata in Sardegna da un ramo del potente consortile aristocratico genovese dei Doria. Giunti nell'isola nella seconda metà del XII secolo e rapidamente radicatisi grazie a un'accorta politica matrimoniale che li legò ai livelli più alti dell'aristocrazia locale e addirittura alla Casa regnante del Giudicato di Torres, i Doria approfittarono della dissoluzione delle strutture giudicali nel corso della seconda metà del XIII secolo per affermare una loro signoria territoriale su ampi tratti del vecchio territorio turritano. Nel secolo successivo, questa politica condusse a esiti originali, in quanto i Doria, pur mantenendo vivo il rapporto con la madrepatria ligure, vennero sempre più assorbiti nella politica e nella società sarda, fino a essere percepiti come una componente dell'aristocrazia indigena. Il vertice di questo processo, che portò la famiglia a legarsi alla Casa giudicale d'Arborea, ebbe come sfondo le travagliate vicende connesse all'affermazione della sovranità catalano-aragonese sull'isola e, dopo il definitivo collasso delle difese indigene nel 1409, vide i Doria difendere tenacemente le ultime roccaforti loro rimaste fino alla metà del XV secolo quando, in un mondo mediterraneo in rapida e drammatica mutazione la loro esperienza di "sovranità" isolana ebbe definitivamente termine.