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Il presente volume pone preliminarmente in dubbio la validità di un topos, che dall'epoca arcaica permane fino all'età bizantina, ossia quello della presunta rozzezza e incultura degli abitanti della Cappadocia. In realtà, questa regione dell'Anatolia "produsse", soprattutto in epoca tardoantica, decine di intellettuali, pagani e cristiani, di grande prestigio, alcuni laici, altri ecclesiastici. Questo dato contribuisce a spiegare perché la presenza dei tre vescovi - Basilio di Cesarea, Gregorio di Nazianzo e Gregorio Nisseno - cui la Cappadocia del IV secolo lega da sempre la propria fama non rappresenti una "sorpresa" o un fatto isolato, quasi "miracoloso", ma come essa sia il risultato, quasi "naturale", di un lungo processo di formazione che vide l'emergere di "altre" figure di letterati, molti dei quali spesso per noi puri nomi, talora appena qualcosa di più, frammenti.