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Se in poesia vale l'arte di far urtare e riconciliare gli estremi, magari nello spazio di poche sillabe, con i poli io-mondo e vita-morte a regolare il traffico, nel racconto breve il ring dello scontro può dar vita a un corpo a corpo più fluido, cavare dalla moviola dei colpi sprazzi e intrighi di contiguità più complesse, seppure per ulteriore contrasto. In prosa, deposti i guantoni e abbassando la guardia all'esca più empatica di una "storia" o di un monologo, ogni miniatura può tentare nuove trasparenze oltre il cristallo ambiguo degli ossimori, sciogliere principali e (in)subordinate, allegorie e sintomi, humour e rumours d'oltremondo, nei registri narrativi utili al caso. Ed ecco che psichiatri psicotici, insegnanti orfani del soggetto, allievi ufficiali depressi, uxoricidi premurosi, pazienti impazienti, conferenzieri dislalici, highlanders caduti in disgrazia, campioni di presunte normalità e quotidiane vertigini, popolano un campionario variegato di resistenze desistenze al mal-essere.