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Gli autori propongono l'analisi di una tematica che da sempre impegna gli studiosi della materia, con alterne fortune: l'imputabilità e la pericolosità sociale del pedofilo. L'occasione è rappresentata dalla pubblicazione del DSM-5, nel quale sono state riviste le categorie nosografiche delle parafilie. In particolare, per quanto riguarda la pedofilia, la nuova classificazione in interesse pedofilico e disturbo pedofilico ha sollevato non poche questioni sull'applicazione di queste nuove categorie al mondo forense. Trattare della pericolosità sociale del pedofilo è questione non sempre agevole, vuoi per l'interesse mediatico che la tematica suscita, vuoi per la scarsità di studi scientifici relativi al pedofilo non abusante, che fa sì che ogni riflessione in tema di pedofilia sia sempre stata abbinata alla tematica dell'abuso sessuale su minore. Il volume si propone di presentare alcune riflessioni in tema di valutazione dell'imputabilità e della pericolosità sociale del pedofilo partendo dall'amara, quanto reale, constatazione che il mondo della psiche e il mondo del diritto paiono correre da sempre su binari paralleli, senza incontrarsi mai e, per lo più, a velocità molto diverse.