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Con Saladino inizia per l'Islam un'era gloriosa. Uomo d'azione, sagace amministratore, prestigioso condottiero, assiduo lavoratore. Benché preferisse alla vista dei campi di battaglia e alle cavalcate marziali le pacifiche discussioni teologiche e non avesse mai dimostrato particolari attitudini per il mestiere delle armi, la sua strada gli apparve ben chiara: ristabilire la fede diminuita in Egitto, imporre a tutti il più rigido rispetto della legge, combattere senza tregua i cristiani, assicurare il potere proprio e della sua tribù, realizzare una grandiosa politica di ricostruzione. Tutta la sua politica non fu altro che azione, un'azione condotta senza tregua, sebbene senza crudeltà. All'età di trentacinque anni Saladino salì sul trono dell'Egitto, fondandovi la dinastia degli Ayyubidi. Un sangue nuovo, un sangue curdo rigenerava l'Islam. Entrando nella storia, colui che venne definito "il più puro eroe dell'Islam" si accingeva a dimostrarsi degno della sua parte fondamentale sulla scena del mondo. Da quel momento gli Stati Latini del Levante si sarebbero trovati a lottare non più uno contro tanti, insignificanti sovrani orientali, incapaci di gestire interessi storici che erano loro affidati, bensì contro un esperto e temibile uomo politico. Il volume ripercorre gli interminabili assedi di Ascalona, Acri, Gerusalemme, senza trascurare l'analisi psicologica del formidabile condottiero, dei numerosi avversari che decisero di affrontarlo e delle truppe delle varie fazioni che, impegnate per anni in operazioni estenuanti e devastanti, rischiavano spesso di perdere di vista lo scopo "sacro" delle loro battaglie. Ampio spazio è dedicato anche agli innumerevoli intrighi, ai tradimenti e alle alleanze segrete che, nell'ombra, manovrarono gli eventi che fecero la storia.