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Alla vigilia della campagna militare in Etiopia, nel 1935, l'Italia distaccò una sparuta Sezione Africa orientale del Servizio informazioni. Quando entrò in guerra, nel 1940, disponeva di quattro Servizi segreti militari centrali: uno per ogni arma (SIM, SIS e SIA) più un apparato di Controspionaggio autonomo (CSMSS). Parallelamente operavano una polizia politica dalla sigla controversa (OVRA) e un misterioso Servizio segreto riservato presso la presidenza del Consiglio dei ministri (SSRCM). Ciononostante molte operazioni segrete militari italiane durante la Seconda guerra mondiale sono avvolte dal mistero. La maggior parte dei documenti sono scomparsi, in parte distrutti dopo l'armistizio e in parte sottratti da mani ignote. Solo una discutibile memorialistica del dopoguerra, affidata a libri e riviste ormai introvabili, ne segnala l'esistenza. Alla luce di recenti studi - condotti in archivi nazionali ed esteri che hanno declassato i documenti "top secret" - è possibile ricostruire e confermare con attendibilità il percorso di straordinarie "avventure" di cui si resero protagonisti gli 007 italiani. Attraverso storie inverosimili e gustosi aneddoti assurgono agli onori gli "uomini ombra" del Bel Paese che si batterono con coraggio, nonostante le avverse condizioni e i modesti mezzi a disposizione. Scoprirono di tutto. Svelarono intrighi internazionali, acciuffarono spie insospettabili e usarono la macchina cifrante Enigma in modo originale. Ebbero cognizione del radar adoperato dai britannici. Riuscirono, già nel 1941, a scoprire che gli Stati Uniti avevano in progetto di costruire la bomba atomica (e dovei) e persino quali sarebbero stati gli obiettivi degli sbarchi alleati in Italia con quasi un anno di anticipo. Tutto ciò senza "licenza di uccidere", ovviamente.