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Scipione Gonzaga ebbe un ruolo di primo piano nella cultura del suo tempo. Pupillo di uno dei porporati più influenti del secolo, cominciò adolescente la sua corsa al cardinalato, ma anche a causa della prematura morte del padre e dello zio dovette rassegnarsi a reggere le sorti della famiglia, misurandosi anche con le sottili trame imbastite dai parenti che cercavano con ogni mezzo di sottrargli il minuscolo Stato paterno. Musico, poeta e collezionista d'arte, manifestò presto un carattere forte che lo portò a farsi diversi nemici, quando, ad esempio, osò contraddire aspramente l'imperatore di cui era ospite e a sfidarne a duello, per questioni religiose, il comandante delle guardie pretorie. La sua vita si snoda attraverso le corti più splendide d'Italia, dove il Gonzaga allacciò rapporti decisivi con personaggi destinati alla celebrità, quali Torquato Tasso, san Carlo e Federico Borromeo, san Filippo Neri e musicisti come il Palestrina. Frutto di anni di ricerche, questo libro ci dice molto di più dell'autobiografia scritta dal protagonista (con inevitabile "parzialità") cinque anni prima della morte. Emergono infatti i retroscena spesso drammatici - all'epoca inconfessabili - di decine di letterati, cavalieri, eunuchi, musici, religiosi, molti dei quali oggi ingiustamente dimenticati. Si dipanano le logiche impietose, i complessi meccanismi psicologici e politici, in particolare della corte pontificia e del Sant'Uffizio, che proprio allora cominciava a seminare il terrore in ogni ceto sociale, mietendo vittime illustri.