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Uno spettro si aggira per il mondo globalizzato: lo spettro di Antonio Gramsci. Sono in tanti a evocarlo: intellettuali sovversivi e filosofi rapper, compassati analisti politici e acuti studiosi di fenomeni culturali. Sopravvissuto alla disfatta dei suoi commentatori ufficiali, l'autore dei Quaderni del carcere continua a godere di una popolarità che sfiora il trionfo postumo. All'incrocio tra rigore argomentativo e narrazione disinvolta, Michele Filippini esamina gli orientamenti dei tanti gramscismi. Dai linguaggi ribelli delle comunità afroamericane alle strategie egemoniche dei think tank neoconservatori, dalle riflessioni sul postcolonialismo alle pieghe della mass culture, da sinistra a destra, da destra a sinistra, viene fuori un ritratto inedito e sconosciuto del comunista sardo. Un'immagine lontana anni luce dalla liturgica iconografia in bianco e nero del profondo Novecento. Cosmopolite, metropolitane, profetiche, cinematografiche, radicali, reazionarie, distorte, allucinate, paranoiche, ma sempre e comunque pop, le interpretazioni considerate in queste pagine compongono le visioni di un Gramsci globale.