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I racconti riuniti in questo libro articolano un percorso simbolico e reale che va da un villaggio contadino perduto nella piana dell'Isaan a Bangkok, e ritorno. Lo stesso percorso è stato in parte vissuto dall'autore che lasciò il suo villaggio nativo all'età di quattordici anni per diventare accolito in un tempio buddhista e vi ritornò come scrittore. L'opera è anche intrinsecamente un lavoro simbolico, in quanto incarna tutto il movimento centrifugo di quella Thailandia rurale, sempre più impoverita, da cui specie i più giovani fuggono. Essi si lasciano alle spalle la siccità e gli oscuri riti propiziatori per la pioggia, la potenza dei Signori, per perdersi nel labirinto della città, la Bangkok della prostituzione e di una inevitabile rinnovata voglia di fuga: quella della prostituta che aspetta l'occidentale che la sposi e la porti via, quella del novizio che alla fine lascia il tempio per ritornare al villaggio. Con tocchi lievi, piccole frasi, dialoghi essenziali, pause frequenti che danno spessore e profondità a quella "semplicità" di superfìcie, Pira Sudham è capace di far rivivere con uguale freschezza la danza sotto la pioggia dei bambini scalzi nelle risaie all'arrivo del monsone, come pure schizzare in pochi tratti i sentimenti di un travestito di Bangkok.