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'Da Eschilo a Seneca la tragedia indaga, incessantemente, le vicissitudini dei figli nati dalle unioni tra divinità ed esseri umani; nella loro infanzia mancata, nei traumi causati dall'abbandono, nell'incertezza della quotidianità, il tema affrontato nel teatro vede spesso un epilogo positivo per questi ragazzi, una volta cresciuti, a dispetto della dissonante relazione che i loro genitori hanno avuto. Un modo per indagare l'essenza metafisica degli dei e del loro rapporto con il mondo, quello che secondo Epicuro è il disinteresse totale di questi per le vicende umane e che Lucrezio nei primi versi del primo libro del De rerum natura liquida, nel sacrificio di Ifigenia, come una sublimazione della loro ferocia. Il teatro drammatico greco e latino rende invece questo aspetto fondamentale per la propria giustificazione, insegnando così al pubblico che i genitori rappresentano solo un tassello della formazione di quel cittadino ideale, che rimane il soggetto di tutte le rappresentazioni del mondo antico e che può invece formarsi solo con l'esperienza e con l'accadere di vicissitudini positive o negative'.