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Sono versi che potrebbero nascondere nenie e versacci, sono camera di risonanza che trasforma la delusione e il coraggio dell'adolescenza, iperbaricamente, in Eco roboante ed al contempo delicata: nella soppressione dimensionale dove ogni auspicio ogni maledizione si trovano costretti ad incarnare la natura di rami e radici, di nuvole e anelli nel cielo. Ad animarne le mani ed esplodere come un monito incomprensibile, inclassificabile, né positivo né negativo. Sovrannaturale quanto un bocciolo di mandorlo e i vermi, e i loro cicli escrementizi nell'Urano. Sovrannaturale come la tattilità imperante di tessuti e glitterose, vetri infranti e rose, sovrannaturale la vita che - l'autrice non se n'è forse accorta, ma lo sa - schiaccia l'occhio dai dettagli meno significanti ed è presente nelle cose.