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È vero che ogni carattere è collegato a un difetto dominante che lo condiziona fin dall'età giovanile, magari solo come reazione di difesa verso le ferite dell'infanzia? Partendo da questa idea Giorgetta Dorfles traccia sessanta ritratti di donne per un dizionario ragionato di vizi e peccati. Brevi e intensi come gli scatti di una Polaroid, i racconti si incentrano su una parata di figure femminili, che vengono assunte come modello per ogni difetto, in quanto eredi della prima donna a cui è attribuita la responsabilità della caduta. Sarà proprio Eva, alla fine, a vedere un barlume di salvezza e riscatto inatteso: l'amore che va accettato senza condizioni. Il lettore entra in un ritmo coinvolgente, inseguendo queste eroine al negativo. Ma non si può provare disprezzo per le loro malvagità, anche se efferate perché, come dice Sant'Agostino, è solo il peccato che bisogna odiare, e non il peccatore. Queste storie di donne, svincolate dai soliti cliché e interconnesse dal fil rouge della colpa, diventano una sorta di parabola che, in toni dolenti, ironici o paradossali,