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L'astro di Richard Brautigan sorge nel firmamento della letteratura statunitense nel 1967, con il grande successo di Pesca alla trota in America. Se esiste da qualche parte il mitico e definitivo Great American Novel, Trout Fishing ne è la beffarda antitesi. Ma già da anni l'autore si aggirava nella San Francisco di Ferlinghetti e Kerouac, attirandosi amicizie e insofferenze, con il suo buffo copricapo più da mago che da cowboy, i lunghi baffi biondi e la zazzera da folletto. A metà strada tra il pop dei Beatles, il beat e il nascente movimento hippie, Brautigan non faceva davvero parte di nessun gruppo: era piuttosto un poeta ingenuo e spontaneo come i lirici greci - che amava molto - sofisticato come gli autori di haiku giapponesi e visionario come i surrealisti francesi. Alle spalle un'infanzia difficile ma libera tra le foreste e i fiumi dell'Oregon dove, un po' Huckleberry Finn un po' Nick Adams, già andava a pesca, anche per sopravvivere; tanti lavori tra i più umili, una famiglia disfunzionale, che aveva tentato di sostituire con altre; infine, un grande amore - Linda - che lo aveva respinto. E tutto questo, in fondo una comune adolescenza a stelle e strisce del dopoguerra, era confluito nel trauma dell'internamento in manicomio e dell'elettroshock. Brautigan si toglie la vita nel 1984 a Bolinas, in California, a 49 anni.