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"Alla fine degli anni Quaranta dello scorso secolo, una delle mie prime coreografie fu un pas de deux ispirato dal celebre quadro di Degas 'La Répétition au violon'. La mia parte era quella di un insegnante che, come da sempre tutti i maestri di danza, dava fazione a un'allieva accompagnandosi con una pochette. Questo strumento ha derivato il proprio nome dai fatto che, per le sue dimensioni ridotte, esso poteva essere riposto nella tasca del maestro mentre costui mostrava agli allievi un passo di danza o un esercizio da eseguire, per essere poi ripreso al fine di intonare la melodia che dava vita alla coreografia. Dalla lettura dei primi atti del 'Bourgeois Gentilhomme', il capolavoro di Molière, apprendiamo quali fossero gli elementi di base nella formazione di un nobile: scherma, filosofia, musica e danza. E sarà proprio con l'aiuto di una pochette che Monsieur Jourdain apprende dal suo maestro i rudimenti del minuetto... La pochette, dunque, è simbolo di unione: unione fra musica e danza, fa suono e immagine, e unione fra orecchio e piede, così come in Nietzsche proclama Zaratustra, cantore della danza. Grazie a questo libro ho ritrovato l'unione fra mano e musica, in cui la mia ispirazione - da Lulli a Pierre Boulez - mi rimanda a me stesso, come al giovane danzatore che, imitando Degas, rinnova i suoi legami con la tradizione coreografica e si libra nell'aria con la sua pochette, di gran lunga al di sopra della pesantezza del pianoforte dei nostri corsi di danza." (Maurice Béjart)