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La capillaroscopia rappresenta una metodica d'indagine "non invasiva" di indiscusso valore nel riconoscimento delle anomalie morfologiche e funzionali del microcircolo. Il suo impiego risale agli inizi del XX secolo, ma è solo negli anni '70 che raggiunge una collocazione precisa in ambito reumatologico con gli studi di Hildegard Maricq. Da allora, le applicazioni della capillaroscopia si sono progressivamente estese, fino a costituire un esame irrinunciabile nei pazienti con fenomeno di Raynaud e a rivestire un ruolo di primissimo piano nell'approccio diagnostico e prognostico della sclerosi sistemica. In Italia, la capillaroscopia rientra tra le metodiche che sono oggetto di apprendimento obbligatorio per tutti gli iscritti alla Scuola di Specializzazione in Reumatologia ed il training capillaroscopico è costantemente promosso nell'ambito dei progetti di formazione supportati dall' European League Against Rheumatism (EULAR). Le future applicazioni della capillaroscopia nel campo della ricerca clinica sembrano essere promettenti. Sarà possibile monitorare l'effetto di specifiche terapie vasoattive o immunosoppressive a livello dei capillari periungueali nel contesto di appositi trial, con l'intento di sviluppare nuovi trattamenti "mirati" alla prevenzione del danno capillare.