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La scoperta, all'inizio del 1848, di un ricco filone aurifero sulla Sierra Nevada, in California fu l'evento scatenante di una delle più incredibili migrazioni di popolo che la storia americana ricordi: era il primo, leggendario, Gold Rush. In pochi mesi la febbre dell'oro contagiò decine di migliaia di improvvisati cercatori, travolti da uno stato di esaltazione che rasentava l'isteria collettiva. Occorsero anni perché il fenomeno si attenuasse, ma il fuoco covava sotto la cenere. Nell'agosto del 1896, la scoperta fra i ciotoli del Rabbit Creek di una polvere d'oro di tale purezza che "sembrava burro spalmato sul pane" riaccese la febbre. Fu un'epopea ancora più grandiosa e disperata. Da Skagway in Alaska, inospitale porto di sbarco, al White pass ed al Chilkoot pass, durissime porte di accesso ai gelidi territori del Canada occidentale, la marcia dei cercatori verso la fortuna era una vera e propria discesa all'inferno. Questo libro ripercorre, fra ricostruzione documentale e ricerca sul campo, i drammatici fatti dei due Gold Rush nordamericani del '48 e del '96 e dei meno noti Gold Rush, che nella seconda metà deU'800, interessarono Nuova Zelanda, Australia e Sud Africa. Perché la fame dell'oro non conosce limiti di tempo e di spazio.